L'importanza dei luoghi per il nostro apprendimento

May 20, 2022

I luoghi in cui ci troviamo sono importanti per definire noi stessi e il nostro percorso di apprendimento. Per questo vanno pensati attorno ai bisogni degli studenti, per farli sentire protagonisti ed educarli alla bellezza e alla cittadinanza attiva. A volte possono bastare dei piccoli accorgimenti, come tenere la porta dell'aula aperta per creare continuità tra gli spazi. 

Nell'Approfondimento #35 ne parliamo con l'architetta Francesca Chiorino del comitato di gestione del Premio Federico Maggia 2022, con l'architetta Sandy Attia, fondatrice dello studio Modus Architects di Bressanone, e con Raffaella Valente della Fondazione Giovanni Agnelli.

 

 

In questo episodio:

00:00 Introduzione
02:22 Che cos'è il Premio Maggia
10:04 L'esperienza di Torino fa scuola
24:17 Perché progettare gli spazi dell'apprendimento
34:23 Come diventare protagonisti degli spazi
49:38 Fare esperienze di architettura a scuola 

 

Che cos'è il Premio Maggia.

Francesca Chiorino fa parte del comitato di gestione del Premio Federico Maggia, un premio biennale per giovani progettisti under 30. Ci ha raccontato meglio di cosa si tratta: "Quest'anno abbiamo dieci gruppi di progettisti che in questi giorni stanno costruendo delle microarchitetture. Il tema è l'educazione e gli spazi dell'apprendimento. Le committenze, che chiamiamo microcommittenze, hanno dato delle indicazioni specifiche. Nella volontà di Federico Maggia, un ingegnere e architetto biellese che ha contribuito a dare forma alla nostra città e che è mancato nel 2003 a oltre cent'anni, il premio doveva essere dedicato ai giovanissimi".

Dopo due anni di Covid, il tema scelto dagli organizzatori è stato gli spazi scolastici. In Italia siamo abituati a scuole fatte di muri e spazi chiusi, ma sempre di più stiamo imparando il valore della scuola all'aperto. La relazione che gli alunni instaurano con l'ambiente intorno a loro contribuisce alla qualità dell'apprendimento.

Il 16 giugno alle 18 al Lanificio Maurizio Sella verrà annunciato il vincitore del Premio Federico Maggia e le due menzioni, in una cerimonia aperta al pubblico. 

 

L'esperienza di Torino fa scuola.

Tra i sette giurati di quest'anno c'è Sandy Attia, architetta fondatrice dello studio Modus Architects di Bressanone che ha già lavorato molte volte con il mondo scolastico. 

Raffaella Valente proviene dai mondi dell'architettura e della filosofia ed è la referente della Fondazione Giovanni Agnelli per il Premio Maggia. Ha già collaborato con Sandy Attia per il progetto Torino fa scuola, che ha contribuito a ristrutturare due scuole della città in tempi brevissimi.

"Torino fa scuola aveva non solo l'obiettivo di ristrutturare due scuole, - racconta Raffaella Valente, - ma anche di riflettere operativamente su un modello di riqualificazione scolastica. Volevamo comprendere come si può partire dalle strutture esistenti per rendere gli edifici più coerenti con le istanze e le esigenze del fare scuola negli anni 2020".

"Tutto quello che ha a che fare con le scuole ha a che fare con le persone, - racconta Sandy Attia. - L'incontro tra le persone veicola la possibilità di cambiamento all'interno della scuola. Avevo conosciuto Raffaella Valente qui in Alto Adige quando stava immaginando il progetto Torino fa scuola e stava visitando alcune scuole. L'ho accompagnata nelle sue visite, per mostrarle come gli spazi vuoti di una scuola non corrispondono al percorso fatto dai progettisti. Gli spazi sono sempre vissuti dalle persone. Così durante queste visite è diventato chiaro che per Torino fa scuola era importante parlare con i docenti e con i ragazzi per comprendere che idea hanno della vita scolastica".

Raffaella Valente e Sandy Attia hanno così iniziato a intervistare le persone che vivono la scuola e coinvolgerle in attività esperienziali di confronto con altre scuole. Sono stati sentiti anche gli altri elementi attivi del territorio, come associazioni e parrocchie, per collocare la scuola in una rete di relazioni.

 

Perché progettare gli spazi dell'apprendimento.

Se pensiamo a quanto tempo passiamo all'interno di un ambiente oppure all'esterno in luoghi strutturati, comprendiamo l'importanza di progettare questi spazi. Esiste una continuità tra l'aspetto emotivo delle persone e gli ambienti circostanti che Sandy Attia illustra bene citando alcune espressioni della nostra lingua: "Quando diciamo 'sono a terra', 'sono in un vicolo cieco' o 'sono in un angolo' stiamo comunicando delle emozioni collocandoci in uno spazio. La sovrapposizione tra il nostro corpo, come ci sentiamo e il mondo che ci circonda è dentro di noi. Anche nell'apprendimento è fondamentale capire che gli spazi possono facilitare o ostacolare questo processo".

Dopo aver riconsegnato le scuole ristrutturate, al termine di Torino fa scuola, alcuni ragazzi hanno detto: "Questa scuola sembra una casa". Per Raffaella Valente questo è un messaggio molto forte: "Anche da un punto di vista politico, - spiega. - In Italia siamo abituati a pensare agli spazi scolastici come ambienti trasandati o poco curati. Ma crescere in uno spazio di qualità, pensato per l'obiettivo di apprendere, è un diritto. Infatti anche gli alunni più piccoli riconoscono immediatamente la qualità degli spazi quando li vedono. Ecco perché è importante pensare gli spazi dell'apprendimento: perché è un diritto".

 

Come diventare protagonisti degli spazi.

Ci sono piccole cose che permettono di instaurare da subito un rapporto diverso con l'ambiente scolastico, anche senza riprogettarlo: "Ad esempio, basta aprire la porta tra l'aula e il corridoio, - dice Sandy Attia. - In questo modo possiamo rompere questa fissazione dell'aula come luogo ufficiale dell'apprendimento, contrapposto al corridoio come luogo di svago o di spostamento da un punto A a un punto B. Aprendo la porta si invita lo sguardo e l'udito a comprendere cosa sta accadendo intorno all'aula. Così si fa capire che la scuola è un sistema organico fatto di relazioni e spazi interconnessi, non un insieme di pezzi frammentati. Noi usiamo spesso il termine 'paesaggio dell'apprendimento' quando parliamo di scuole, perché rende questa idea: qualsiasi ambiente all'interno dell'edificio è un luogo di apprendimento".

Oltre a migliorare gli edifici, è importante sottolineare come le scuole siano sempre inserite in una comunità: "Trovo molto bello questo concetto, - interviene Francesca Chiorino, - e infatti abbiamo provato a portarlo all'interno del Premio Maggia. Infatti uno degli obiettivi di quest'anno è fare in modo che gli studenti possano apprendere immergendosi nel territorio. Nulla più che una camminata in luoghi che si pensava di conoscere, ma che sono anche molto altro, può rendere la mente più fluida".

L'architetto, urbanista, teorico dell'architettura Giancarlo De Carlo ha dedicato una parte del suo libro La piramide rovesciata all'architettura scolastica. Il concetto che esprime è proprio una tensione tra l'isolamento dell'apprendimento dal resto della società che ogni edificio scolastico impone, da un lato, e dall'altro l'impossibilità di eliminare questi edifici. La soluzione è proprio radicare il più possibile la scuola nella comunità in cui sorge attraverso un approccio da piramide rovesciata, appunto. Ovvero dal basso verso l'alto e non viceversa. "Il Premio Federico Maggia, - aggiunge Sandy Attia, - è come se fosse un'azione di Giancarlo De Carlo".

De Carlo parlava della scuola come di un luogo dell'esperienza: "Fare esperienza vuol dire essere protagonisti di ciò che accade, - dice Raffaella Valente. - Questo concetto ci dà modo di ripensare gli spazi scolastici perché siano al servizio di un modo nuovo di concepire l'apprendimento".

In questo senso il ruolo dei dirigenti scolastici è centrale. La loro capacità di comprendere come si vive la scuola è fondamentale per i progettisti. Sandy Attia ha raccontato di come i bandi spesso non riportino una serie di richieste che per i dirigenti sono importanti: "Di recente abbiamo vinto un bando con il progetto di una scuola, per poi scoprire che il dirigente voleva un guardaroba comune. Abbiamo dovuto stravolgere il progetto di partenza, ma il risultato è stato bellissimo: gli studenti possono entrare a scuola, togliersi gli zaini e le scarpe e muoversi all'interno della scuola più leggeri. Possono anche lavorare per terra perché gli ambienti sono più puliti. Questo è un altro consiglio che posso dare a tutte le scuole, oltre a tenere le porte aperte: togliere le scarpe e mettere le pantofole permette di avare ambienti più puliti e che offrono più possibilità".

 

Fare esperienze di architettura a scuola.

Il nostro Giuseppe Paschetto, durante la sua straordinaria carriera di insegnante, ha proposto spesso iniziative ai suoi alunni con l'obiettivo di pensare lo spazio che li circonda. Ad esempio ha ridipinto la sua aula facendo scegliere ai suoi ragazzi i colori di ogni parete.

Raffaella Valente suggerisce un'altra attività per cominciare a prendere consapevolezza dello spazio: misurare gli ambienti usando il proprio corpo, per abituarli a collocarsi anche fisicamente nello spazio che li circonda.

In generale, è importante creare delle esperienze in cui gli alunni diventano protagonisti capaci di incidere sullo spazio. Questo gli insegna che possono avere un impatto sul mondo e li educa ad avere cura degli ambienti e del paesaggio. Permette anche di comprendere che i singoli individui fanno parte di una comunità e possono contribuire positivamente al bene comune.

 

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