Torna a trovarci la professoressa Anna Oliverio Ferraris. Insieme continueremo l'operazione di smontaggio delle pubblicità che avevamo cominciato nel decimo episodio, quando avevamo analizzato alcuni spot e il ruolo dei bambini in televisione.
Per chi ancora non la conosce, Anna Oliverio Ferraris è stata professoressa ordinaria di Psicologia dello sviluppo all'università La Sapienza di Roma dal 1980 al 2010. È anche un'esperta di mezzi di comunicazione, di cui ha scritto nel libro Chi manipola la tua mente?.
Buona lettura.
In questo episodio:
00:00 Introduzione
02:28 Analisi di un canale YouTube per bambini
13:57 I bambini devono essere protagonisti
23:55 Cartoni animati e merchandising
29:26 Reality e talent show
39:52 L'influenza dei media sulla società
47:44 La costruzione dell'identità nell'adolescenza
Cercando qualche esempio da farti analizzare per questo episodio mi sono imbattuto nel canale YouTube Me contro Te, uno dei molti canali dedicati ai bambini. YouTube è uno dei media più visti dai più piccoli, tanto che ha un canale dedicato a contenuti a loro. Cosa puoi dirci su come sono costruiti?
"Questo tipo di comunicazione è molto negativo per dei bambini. Sia per la modalità che per il contenuto, che tra l'altro non si capisce chiaramente. Il movimento continuo della telecamera e le grafiche creano nel cervello del bambino uno stato di iperstimolazione. Se i bambini esagerano nella fruizione di prodotti come questo diventa poi più difficile per loro concentrarsi in attività che richiedono calma come la scrittura o la lettura. Le maestre con una lunga esperienza hanno già notato, negli ultimi anni, una diminuzione progressiva del tempo che i bambini riescono a impiegare in attività che richiedono concentrazione. Ormai sono abituati a un ritmo incalzante. In scenette come quella che abbiamo visto i tempi sono compressi, il finale arriva dopo pochi minuti e con il finale arriva una gratificazione (lo scioglimento della vicenda narrativa). Così quando non riescono a ottenere una gratificazione immediata tendono a rinunciare all'attività".
In questi video vengono spesso inseriti messaggi promozionali nascosti, che promuovono altri prodotti realizzati dagli autori del canale come un'agenda o un film. Cosa ne pensi?
"Credo che i bambini assimilino queste informazioni senza capire cosa stanno davvero assimilando. In pratica vengono trattati come il cane di Pavlov. Ivan Pavlov è lo scienziato russo che ha scoperto il meccanismo del condizionamento. In pratica vengono addestrati, invece che educati".
I bambini devono essere protagonisti, invece sempre di più le immagini arrivano da fuori.
"Spesso capita che i bambini comincino a vedere i cartoni già la mattina, mentre fanno colazione. Questo significa che ancora prima di entrare a scuola hanno già ricevuto una serie di immagini di cui devono liberarsi per iniziare il loro percorso di apprendimento, generando sovente una difficoltà a concentrarsi all'inizio della giornata scolastica. I cartoni e i video che vedono generano emozioni, ma sono emozioni che provengono da fuori. Inoltre i tempi di questi spettacoli sono ridotti, quindi si abituano alla frenesia".
Esiste un codice etico?
"Sì, esistono codici di regolamentazione e autoregolamentazione dei pubblicitari che prevedono cose molto generiche. Ad esempio, i messaggi non devono essere pericolosi, non bisogna offendere le convinzioni morali e la dignità della persona, non devono sollecitare i minori a fare offerte in denaro, non devono essere ingannevoli. Ma qui casca l'asino, perché la maggior parte dei messaggi pubblicitari di oggi sono in effetti ingannevoli".
Ho notato che in televisione vengono ormai trasmessi quasi esclusivamente cartoni animati collegati a una serie di gadget che si possono acquistare, come quaderni, astucci e zaini.
"I personaggi che vedono nei filmati li ritrovano poi dappertutto. La Disney o Harry Potter sono due grandi modelli in questo senso. Leggevo in un libro che avere a disposizione così tanti gadget ufficiali di Harry Potter comunica ai bambini che non possono giocare a Harry Potter semplicemente con gli oggetti che hanno in casa. Ad esempio una scopa o un bastoncino di legno invece della scopa o della bacchetta magica ufficiali. Ma la bellezza del gioco è proprio il trovare le soluzioni in autonomia innescando la loro fantasia".
Alcuni spot che si vedono in televisione sembrano incompleti, come se mancasse qualche pezzo. Cosa succede in questi casi?
"È un trucco diabolico. Fanno andare in onda lo spot, poi a distanza di qualche minuto va in onda uno spot incompleto ed è lo stesso spettatore a ricercare nella sua memoria gli elementi mancanti. Così si attiverà di più il cervello dello spettatore rinforzando la memoria".
Un tipo di programmi che ho sempre faticato a comprendere sono i reality show. Ormai ce ne sono tantissimi, ma quanto sono "reality" e quanto "show"?
"Si chiamano realsificazioni, ovvero si mescola la realtà con la finzione. Si fa credere che i partecipanti parlino davvero dei loro problemi o provino davvero certe emozioni, ma la loro presenza è remunerata e pianificata in anticipo. Questo avviene anche in programmi come Forum, a cui ho partecipato una volta per promuovere un mio libro. Ho capito che è fatto da attori dilettanti che recitano una parte, a volte addirittura leggendo un gobbo. E tuttavia viene presentato come autentico. Ci sono realsificazioni anche in programmi di dibattito politico, ad esempio quando si riprende un comizio in piazza mostrando solo inquadrature della parte di piazza con il pubblico per dare l'idea che la piazza sia piena".
Ma perché esiste questo mix? Perché c'è l'esigenza di spacciare come reale qualcosa di falso?
"Perché questo cattura di più l'attenzione dello spettatore. Chi lavora in televisione ammette delle forzature, ma le giustifica con l'esigenza di sintesi. Un altro esempio interessante sono le risate finte nei programmi comici: segnalano che quello è il momento della risata e fa leva sul fatto che la risata è contagiosa. Lo stesso vale per gli applausi finti".
Si dice spesso che la televisione è una finestra sul mondo, ma forse non è solo una finestra. Quanto la televisione influenza il mondo?
"Ovviamente c'è anche una televisione onesta, fatta di programmi che cercano di raccontare la realtà. Ma in molti altri casi la televisione finisce per costruire la realtà, almeno parzialmente. Lo si è visto anche con i no vax, che sono una minoranza eppure ottengono uno spazio televisivo sproporzionato alla dimensione del fenomeno".
Secondo te è davvero fondamentale avere degli estremismi in un programma di approfondimento, oppure ormai siamo abituati a vedere questo tipo di programmi?
"I media ci hanno abituato a un eccesso di emozioni. Gli ospiti dei programmi interpretano dei ruoli preconfezionati all'interno del programma, come l'eroe o il ribelle. Così danno la possibilità al pubblico di riconoscere facilmente il loro ruolo e questo funziona meglio che presentare ospiti con personalità complesse".
Per quanto riguarda gli adolescenti, quanto sono a rischio di smarrire la propria identità dietro l'effetto dei media?
"È tipico degli adolescenti fare esperimenti con la propria identità, ricercare dei modelli e identificarsi. Di recente sono stata ospite in un liceo classico e il discorso è caduto sugli influencer, in particolare su Chiara Ferragni. Ho espresso la mia opinione non molto positiva e ho notato che un gruppo di ragazze si sono risentite. È come se si fossero sentite attaccate personalmente. E questo perché si identificano con il personaggio e ne vedono solo gli aspetti positivi, ignorando le scelte dettate da logiche commerciali. Nell'adolescenza questo è piuttosto frequente. Spesso questi modelli hanno a che fare con la bellezza e con un certo ideale fisico, generando grandi problemi psicologici soprattutto nelle giovani donne costrette a confrontarsi con questi modelli".
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