Come gestire i videogiochi senza demonizzarli

Apr 01, 2022

Molti genitori ci chiedono se i videogiochi facciano bene o male, se ha senso cercare dei videogiochi educativi e se sia meglio limitare il tempo che i figli passano alla consolle. Così abbiamo iniziato a studiare l'argomento.

In questo Approfondimento condividiamo le idee che ci siamo fatti e vi suggeriamo un approccio da tenere con i vostri figli sul tema dei videogiochi. 

 

In questo episodio:

00:00 Introduzione
05:24 Alzare il livello di consapevolezza
14:13 Alcune ricerche scientifiche
23:10 I videogiochi sono pericolosi?
38:22 A volte i videogiochi sono l'unico modo per esprimere sé stessi
47:56 Come rompere l'abitudine di usare i videogiochi

 

Alzare il livello di consapevolezza.

Una nostra socia, Raffaella, ci ha chiesto quanto tempo è giusto concedere ai figli per giocare ai videogiochi. Per rispondere, però, bisogna capire meglio che cosa sono i videogiochi e il modo in cui agiscono sui bambini e ragazzi. 

Partiamo dal libro Il metodo per crescere i bambini in un mondo digitale di Jordan Shapiro. È un libro molto interessante e con molti riferimenti scientifici, ma in parte viziato dall'atteggiamento positivo dell'autore nei confronti dei videogiochi. Per questo vi consigliamo di leggerlo se siete interessati all'argomento, ma ben armati del vostro spirito critico.

Scrive Shapiro a pagina 10: "Gli strumenti non ci usano, siamo noi che li usiamo. Ne abbiamo il controllo". A questa frase, però, andrebbe aggiunto un pezzo: se ne siamo consapevoli

I videogiochi, infatti, possono essere un meraviglioso strumento, ma solo se siamo consapevoli del fatto che sono uno strumento al nostro servizio e che vanno conosciuti per non rischiare di perdere il controllo sull'esperienza che stiamo vivendo.

Se giocare ai videogiochi diventa un abitudine si innesca un meccanismo per cui noi non abbiamo il controllo cosciente, ma gestiamo quella situazione in maniera automatica. È per questo che è così difficile smettere di fumare, di bere caffè o di mangiare dolci: una volta che un'abitudine si crea il nostro corpo comincia a rispondere in automatico ed è difficile riprendere il controllo delle nostre scelte. 

Ecco perché non è del tutto corretto pensare di avere sempre il controllo sugli strumenti che usiamo. Per avere il controllo bisogna alzare il nostro livello di consapevolezza.

Fatta questa premessa, possiamo tornare al tema dei videogiochi.

 

Alcune ricerche scientifiche.

Innanzitutto, cosa dicono le ricerche scientifiche?

Partiamo da un tema affine e in parte sovrapponibile, i social media. Uno studio pubblicato su Nature (prima firmataria è Amy Orben) e condotto per più di 7 anni su oltre 70.000 ragazze e ragazzi inglesi tra gli 11 e o 21 anni indica che maggiore è il tempo che hanno trascorso sui social media, meno è probabile che siano soddisfatti della vita. Questo significa che i ragazzi sono meno soddisfatti della vita reale e più propensi a rifugiarsi in un mondo di finzione.

Un altro studio pubblicato su Jama Pediatrics (prima firmataria Sheri Madigan) ha osservato una correlazione tra il tempo che i bambini dai 3 ai 5 anni passano davanti allo schermo e un ritardo nello sviluppo cognitivo e motorio.

Questi due studi, anche se non riguardano direttamente i videogiochi, ci mettono in guardia sui danni che gli strumenti tecnologici possono fare. Passare del tempo davanti allo schermo crea molti problemi anche alla qualità del sonno, come avevamo visto in un precedente approfondimento.

In un suo post su Facebook Alberto Oliverio, proponeva un confronto con la lettura: "Attraverso la lettura noi creiamo le immagini cui allude un testo e la nostra creatività è stimolata: la lettura, insomma, libera l’immaginazione e fa lavorare la nostra mente". Questo non avviene restando davanti a uno schermo, a meno che non equilibriamo il tempo passato ai videogiochi con quello passato a giocare in un contesto reale. Oliverio prosegue dicendo che i videogiochi "hanno un gran potenziale: possono stimolare la fantasia, fornire informazioni, contribuire al gioco ma non sostituirsi alla lettura, al racconto degli adulti, alle “regole” del linguaggio, al gioco libero con altri bambini, veri e non virtuali".

 

I videogiochi sono pericolosi?

Peter Gray si è chiesto se i videogiochi sono pericolosi. La sua risposta, piuttosto sorprendente, è no. Peter Gray comincia citando una serie di studi scientifici che dimostrano che non esiste una correlazione tra giochi violenti e sviluppo di comportamenti violenti nella realtà. C'è invece una forte correlazione tra comportamenti violenti e l'ambiente famigliare o sociale violento in cui si vive. Questo suggerisce che i ragazzi, almeno da una certa età in poi, sanno tenere separati il mondo virtuale e quello reale. In questo è utile attenersi ai divieti per età che sono indicati sui videogiochi.

Per i bambini più piccoli esistono videogiochi sviluppati da educatori ed esperti di apprendimento che li aiutano a sviluppare le loro capacità. Anche in questo caso va seguito il consiglio di Alberto Oliverio e non pensare che i videogiochi possano sostituire l'esperienza reale, ma possono affiancarsi in maniera sana.

Peter Gray ci dice anche che la dipendenza dai videogiochi non è citata dal Diagnostic and Statistical Manual, il manuale di riferimento edito dall'American Psychiatric Association, a differenza del gioco d'azzardo. Il gioco d'azzardo è di pura fortuna: il fatto che le vincite siano totalmente imprevedibili e non correlate alle nostre abilità mantiene il giocatore costantemente a un passo dalla ricompensa e sarebbe proprio questa condizione a generare la dipendenza. I videogiochi, invece, sono giochi di abilità: serve perseveranza, apprendimento e maestria per avere successo.

Questa riflessione di Peter Gray ci aiuta a comprendere quando un videogioco è sano e quando può creare dei problemi di dipendenza: più il successo è collegato alla fortuna più dobbiamo alzare il nostro livello di attenzione. 

 

A volte i videogiochi sono l'unico modo di esprimere sé stessi.

Gray aggiunge un concetto che avevamo già visto nello studio sui social network:

"In alcuni casi, tuttavia, passare molto tempo a giocare ai videogiochi (o fare qualunque altra singola cosa) può essere la prova si qualcosa che manca nella vita di una persona".

Uno studio di Cheryl Olson del Massachusetts General Hospital, condotto su oltre 1.200 adolescenti, ha evidenziato che una delle principali motivazioni per cui passano il tempo ai videogiochi è che sono un mezzo per evadere e consente loro di svolgere un'attività libera. Per molti ragazzi i videogiochi sono l'unico luogo in cui sono liberi di esprimere sé stessi ed esplorare.

Questo elemento è importantissimo e merita una riflessione: i ragazzi che passano tanto tempo di fronte ai videogiochi lo fanno perché non hanno un altro luogo dove potersi esprimere, dove essere creativi e sentirsi ascoltati.

Questi sono i bisogni che spingono i ragazzi a giocare, secondo lo studio di Cheryl Olson:

Tolto "Mi piacciono le pistole e le armi", tutti gli altri motivi possono essere soddisfatti anche da esperienze reali.

E questo è confermato da una testimonianza riportata in Il metodo per crescere i bambini in un mondo digitale da Jordan Shapiro: un genitore, osservando il modo in cui suo figlio gioca online con altri giocatori, rivede all'opera gli stessi meccanismi che lo spingevano a giocare da ragazzo tra le strade di Chicago quando ogni palazzo diventava un castello e ogni vicolo diventava un rifugio. 

Questo ci suggerisce che il problema non sono i videogiochi in sé, ma il fatto che siano l'unico modo per soddisfare i loro bisogni. Forse è possibile attenuare molti dei problemi connessi con l'eccessivo uso dei videogiochi facendo attenzione a costruire un ambiente reale in cui questi bisogni possono essere soddisfatti.

 

Come rompere l'abitudine di usare i videogiochi.

Nel libro Atomic Habits James Clear cita uno studio svolto su un gruppo di cocainomani: mostrare un'immagine della cocaina per soli 33 millisecondi, non sufficienti a elaborare coscientemente l'immagine, innescava il bisogno di assumere cocaina. Questo ci fa capire che rompere un abitudine è estremamente difficile perché il nostro corpo risponde in automatico agli stimoli dell'ambiente senza che riusciamo a controllarlo coscientemente.

L'unico modo per rompere un'abitudine è intervenire sull'ambiente. Se nell'ambiente casalingo non ci sono altri giochi se non la consolle è difficile rompere l'abitudine. Un bambino o un ragazzo deve avere a disposizione con la stessa (o anche con maggiore) facilità altre opportunità di gioco rispetto ai videogiochi. 

Tornando un'ultima volta al libro di Jordan Shapiro, troviamo questa frase:

"Oggi, in un mondo che non consente più di gironzolare per le strade come facevo io da piccolo, penso che sia incoraggiante vedere i bambini che usano gli strumenti del momento per ampliare lo spazio in cui esercitare le interazioni sociali".

Leggerla non ci può lasciare contenti, ma non possiamo nemmeno dire che sia sbagliata. I giovani di oggi cresceranno in un mondo sempre più virtuale e dove le esperienze virtuali si sovrappongono a quelle reali, per questo è giusto che abbiano la possibilità di fare esperienza di questo mondo attraverso la tecnologia. 

Ma il loro mondo non sarà solo virtuale. E per costruire un mondo migliore devono avere l'opportunità di fare esperienze sia virtuali che reali. Devono poter fare esperienze nella natura, muoversi, esprimersi e costruire legami interpersonali. Solo in questo modo potranno davvero scegliere che mondo vogliono costruire e in quale società vogliono vivere. 

Insomma, se si abituano a un mondo virtuale probabilmente vorranno costruire un mondo sempre più virtuale. Se invece si abituano anche al mondo reale potranno prendere il meglio dai due mondi e costruire un nuovo equilibrio.

In conclusione, non dobbiamo demonizzare i videogiochi ma creare un ambiente reale in cui i ragazzi abbiamo più possibilità di soddisfare i loro bisogni di autoespressione. Aiutiamoli a fare esperienze nel mondo reale affinché la tecnologia non sia l'unica loro forma di esplorazione e interazione.

 

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