Seconda puntata per il nostro Approfondimento del giovedì. In questo episodio conosciamo meglio i mezzi di comunicazione per non farci manipolare. Il nostro Rodolfo Cavaliere intervista Anna Oliverio Ferraris, professoressa ordinaria di Psicologia dello sviluppo all'università La Sapienza di Roma dal 1980 al 2010 ed esperta di mezzi di comunicazione. Tra le sue molte pubblicazioni c'è il libro Chi manipola la tua mente?, uscito nel 2010, nel quale mostra una serie di tecniche con le quali la comunicazione di massa influenza le nostre scelte e le nostre opinioni.
Il tema di questo episodio è spesso misterioso perché la maggior parte delle persone vivono in maniera passiva la comunicazione di massa. In realtà i meccanismi della comunicazione pervadono le nostre vite e influenzano le nostre scelte.
Anna, nel libro Chi manipola la tua mente mostri come le tecniche di persuasione e manipolazione siano sempre esistite e trai diverse lezioni da come era affrontato il tema in passato.
"I meccanismi della persuasione e della manipolazione erano già noti ai filosofi greci. Ma se i filosofi ne parlavano già allora, il popolo è sempre rimasto perlopiù all'oscuro di queste tecniche e dunque si è sempre trovato nella condizione di poter essere manipolato. In uno dei suoi dialoghi, il Gorgia, Platone immagina una conversazione tra il suo maestro Socrate e il sofista Gorgia. Gorgia sostiene che se un medico si trovasse a competere con un retore in una piazza pubblica per ottenere il ruolo di medico della città, il retore vincerebbe anche se non sa nulla di medicina grazie alle armi della persuasione. Socrate controbatte che questo può avvenire solo con persone che non conoscono, perché tra persone che conoscono vincerebbe il medico. E a questa considerazione anche Gorgia acconsente. Aumentare la consapevolezza, dunque, ci mette al riparo da molti di questi meccanismi di manipolazione".
Questi meccanismi non sono però sempre negativi, a volte vengono usati per fini onesti.
"È vero, la differenza l'aveva individuata già Aristotele ed è la trasparenza. Se interrogato, il comunicatore onesto può riconoscere di aver preparato il suo intervento con l'obiettivo di convincere chi lo ascolta e può ammettere tutti i meccanismi usati. Chi manipola non può farlo: non può dire che per sostenere la sua tesi ha usato false premesse, o ha accostato concetti che non hanno alcun nesso tra di loro".
Questo tema è sempre stato urgente, ma oggi lo è di più. Perché?
"Oggi gli strumenti multimediali hanno determinato un salto di qualità all'interno di questi meccanismi aggiungendo alle parole le immagini. Le immagini hanno la meglio sulle parole, secondo alcuni studi ci ricordiamo meglio il volto di una persona rispetto a quello che ha detto. Inoltre gli esperti di comunicazione studiano a fondo cosa fa sì che le persone guardino un programma e quali siano i momenti più guardati all'interno di una trasmissione. È emerso, ad esempio, che le persone che litigano fanno più audience. Ma perché avviene? Perché il pubblico è impreparato e vuole divertirsi piuttosto che approfondire. Purtroppo questo accade anche nei programmi di approfondimento politico: rendersi più visibili in televisione porta più voti".
Cosa fa sì che questo sia possibile?
"Avviene perché il nostro cervello è 'imperfetto'. Non è pura razionalità, ma è un cervello emotivo soggetto a essere ingannato. L'educatore ha dunque un compito in più, quello di analizzare insieme ai bambini i messaggi e smontarli. Faccio l'esempio di uno spot recente che credo sia anche pericoloso: si vede un bambino che esce da scuola con lo zaino a spalle e per suscitare l'invidia dei suoi compagni sale sulla macchina costosa di uno sconosciuto fingendo che lo sconosciuto sia suo padre. Questo spot fa leva sui meccanismi dell'invidia sociale generata da un'automobile di lusso. Ma ancora più grave è che, per creare invidia, un bambino salga sull'auto di uno sconosciuto. È un meccanismo comune a molti spot: creare dei bisogni che prima le persone non avevano. Insomma, ci fanno sentire in difetto se non possediamo un prodotto".
Come è possibile che non ci siano controlli?
"Negli anni Ottanta esistevano commissioni formate da psicologi, pedagogisti e genitori incaricate di guardare in anteprima e approvare i programmi per bambini. Inoltre i bambini non potevano comparire nelle pubblicità come testimonial o attori. Oggi ci sono molti meno controlli. In una pubblicità di Dolce & Gabbana del 2007 si vede una donna sdraiata per terra con un uomo a torso nudo sopra di lei e altri quattro uomini che guardano, non è difficile vederci uno stupro di gruppo. In Spagna è stata respinta da una commissione, mentre in Italia è circolata per un mese e mezzo prima che fosse rimossa per le proteste di alcuni cittadini".
È incredibile come ci assuefacciamo facilmente. Io ad esempio non mi ricordavo che una volta i bambini non potessero comparire nelle pubblicità...
"Il trucco è mettere nei posti chiave delle persone che cedono facilmente. Per esempio, nell'agosto del 2010 il Garante dell'infanzia e dell'adolescenza non era né uno psicologo, né un educatore. Gli fu proposta la baby tv per bambini al di sotto dei due anni dicendo che rende i bambini più intelligenti. La verità è esattamente all'opposto: diversi studi hanno mostrato che i bambini esposti a molta televisione hanno dei ritardi di sviluppo. Questo perché, sebbene li esponga a molte parole, non consente di fare esercizio: i bambini all'inizio provano a inserirsi e interagire, poi, siccome non ricevono un feedback ai loro tentativi, si fermano e restano abbagliati da ciò che accade sullo schermo. Ma siccome il Garante di allora non aveva competenze in questo campo ha accettato il nuovo format e in Italia abbiamo avuto la baby tv. Se nei posti chiave ci sono persone deboli accadono queste cose".
Molte volte abbiamo l'impressione che il mondo vada in un certo modo e che noi non possiamo farci niente. Ma nel tuo libro citi il fatto che in Francia, a pochi passi da noi, prima dei programmi per bambini appare una frase di avvertimento che dice: "Guardare la televisione può frenare lo sviluppo dei bambini minori di tre anni, causare ritardi psicomotori, incoraggiare la passività, causare sovreccitazione e turbe del sonno".
"Questo avviene perché i programmi che vedono in Francia sono trasmessi dall'Inghilterra, quindi al di fuori della loro competenza. Perché sul territorio francese la baby tv è vietata, così come nella maggior parte dei Paesi del Nord Europa. Chiunque studi psicologia, pedagogia o pediatria sa queste cose fin dagli anni Novanta. Lo studio che ho citato prima sul ritardo dei bambini che guardano la televisione è della metà degli anni Novanta".
Come ci si difende quindi?
"Se una persona ha una formazione di base, è razionale, sa che le emozioni sono meravigliose ma possono anche sviare e tiene gli occhi aperti può evitare molti meccanismi di manipolazione. Ma bisogna anche conoscere questi meccanismi".
In un caso famoso che riporti nel tuo libro, uno di questi meccanismi ha riguardato un cane. Ce lo puoi raccontare?
"Si tratta del cosiddetto 'discorso di Checkers' del 1952, pronunciato da Richard Nixon quando era candidato alla vicepresidenza degli Stati Uniti. Lo avevano accusato di essersi appropriato di soldi pubblici per la sua campagna e si trovava in una posizione difficile. Per reagire ha pronunciato un discorso nel quale non ha chiarito affatto la sua posizione, ma ha ribadito più volte di essere un bravo cittadino, un bravo marito e un bravo genitore. Mentre parlava l'operatore inquadrava spesso il suo cane accucciato davanti al camino, un cocker spaniel di nome Checkers che con il suo muso buono comunicava onestà e fedeltà. Il meccanismo ha funzionato benissimo. La sede del partito fu sommersa da lettere e telegrammi di sostegno".
Qual è il meccanismo psicologico che rende possibile questo tipo di manipolazioni?
"Il discorso ha suscitato delle emozioni, ma non per le parole pronunciate. Sono state le inquadrature del cane e del camino, che comunicano affetto e calore, a influenzare il giudizio su Nixon. Dopo di lui, tutti i presidenti hanno pronunciato un discorso con il proprio cane. Posso anche fare un esempio dal nostro Paese, un dibattito alla trasmissione Porta a porta incentrato sul ritrovamento di alcuni presunti testi scritti da Mussolini. Uno storico presente in studio, che aveva analizzato i manoscritti, sosteneva che l'autore non fosse Mussolini. Di contro Alessandra Mussolini, nipote del dittatore, sosteneva fossero autentici non sulla base di un'analisi, ma per il fatto che Mussolini era suo nonno. Faceva dunque leva sul sentimento di affetto tra nonno e nipote per controbattere a un'argomentazione basata sull'analisi scientifica del documento. Va notato anche che Alessandra Mussolini non ha mai conosciuto personalmente suo nonno, eppure suscitare questo sentimento di affetto è bastato per avere apparentemente la meglio nel dibattito pur avendo torto, come è poi risultato chiaro".
Come facciamo ad aiutare i bambini a smascherare questi meccanismi?
"Anni fa con una scuola di Erice, vicino a Trapani, avevo portato avanti un progetto nel quale i bambini producevano un programma televisivo. È stato utilissimo per capire come si può cambiare il significato di ciò che è avvenuto in molti modi. Ad esempio accostando, in sede di montaggio, due immagini che nella realtà non erano consecutive. Oppure inserendo una musica di sottofondo che comunica un determinato sentimento".
Secondo te è sufficiente aumentare la consapevolezza per diventare impermeabili a questi meccanismi? Oppure restare sempre vigili e con gli occhi aperti è troppo faticoso sul lungo periodo?
"È sufficiente, perché a un certo punto cominci a riconoscere automaticamente questi meccanismi. Allora puoi anche vedere una trasmissione di tv spazzatura e divertirti, se ti fa divertire, perché non sei più soggetto ai meccanismi di manipolazione. Certo non può avvenire da subito nei più piccoli, perché prima vanno guidati in operazioni di smontaggio di questi meccanismi. Si può partire già da piccoli mostrando come vengono ottenuti gli effetti speciali dei film, che hanno sempre molta presa sui bambini. Un altro esercizio utile, crescendo, è vedere le modelle prima e dopo il fotoritocco, perché contribuisce a smontare dei modelli di bellezza che sono inarrivabili anche perché in buona parte costruiti al computer".
Come si introduce un bambino alla televisione?
"Si può iniziare con il mettere dei limiti di tempo. La televisione crea dipendenza e diventa difficile staccare un bambino dallo schermo se non è chiaro il limite di tempo che ha. Poi però bisogna anche agire sulle alternative, perché i bambini hanno esigenze di movimento e hanno bisogno di essere attivi e protagonisti".
Un'ultima domanda che abbiamo raccolto nei giorni scorsi dai nostri soci: è giusto cambiare canale durante la pubblicità o si rischia di demonizzarla e dunque creare curiosità e attrazione?
"È un casi complicato, ma penso che abbassare il volume sia un buon modo per non far apparire la pubblicità come qualcosa di proibito, ma al tempo stesso ridurre comunque l'esposizione. Si può anche incentivare il bambino a fare qualcos'altro durante la pubblicità, sempre senza cambiare canale".
Grazie Anna per questa chiacchierata. In chiusura, chiediamo a tutte le persone che ci seguono di segnalarci all'email [email protected] una pubblicità che ha passato il limite, secondo la propria sensibilità. Così potremo smontarle insieme ad Anna Oliverio Ferraris in un prossimo Approfondimento del giovedì.
Grazie per essere arrivati fin qui, siamo sicuri che queste conoscenze vi aiuteranno a crescere una generazione migliore.
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