Come potenziare il problem solving attraverso il gioco

Sep 17, 2021
 

Giovedì 16 settembre 2021 è andata in onda prima puntata dell'Approfondimento del giovedì. In questo episodio (ne esce uno a settimana, tutti i giovedì alle 20.30) il nostro Rodolfo Cavaliere affronta il tema di come potenziare il problem solving attraverso il gioco, con un contributo esclusivo dello psicologo americano Peter Gray.

 

I gatti abbaiano. Come potenziare il problem solving attraverso il gioco.

I gatti non abbaiano, lo sappiamo tutti. Ma proviamo a inserire la frase in questo contesto:

Tutti i gatti abbaiano. 
Muffin è un gatto. 
Muffin abbaia? 

Avete probabilmente riconosciuto che queste tre frasi compongono un sillogismo, la struttura che secondo Aristotele definiva la forma fondamentale di un'argomentazione logica. Si tratta di un gruppo di tre frasi connesse dove le prime due svolgono il ruolo di premesse: una premessa maggiore, con un'affermazione generica, e una minore collegata alla prima per la presenza di un termine comune, nell'esempio gatti. La terza è una conclusione logica delle prime due.

Una trentina di anni fa un gruppo di ricercatori inglesi proposero proprio questo sillogismo ad alcuni bambini piccoli. Le loro aspettative erano che fallissero nel tentativo di risolverlo, come sosteneva lo psicologo e pedagogista svizzero Jean Piaget secondo cui prima dei 10-11 anni non si sono ancora formate le strutture adatte a risolvere questo tipo di argomentazioni logiche. Infatti, quando il sillogismo veniva posto con un tono di voce serio, i bambini rispondevano frasi come: "No, i gatti fanno miao, non abbaiano". E questo confermava le osservazioni di Piaget.

Ma quando i ricercatori hanno iniziato a rivolgersi ai bambini con un tono giocoso ed era chiaro che stavano parlando di un mondo immaginario i bambini risolvevano facilmente il sillogismo già a 4 anni (perfino a 2 anni in alcuni casi!):  "Sì, Muffin abbaia".

Come ha scritto lo psicologo Peter Gray in uno dei suoi articoli su Psychology Today:

"Pensateci bene: bambini di quattro anni in un contesto giocoso risolvono facilmente problemi che non si credeva fossero in grado di risolvere prima dei 10-11 anni!".

Per molti anni gli psicologi hanno creduto che il ragionamento si dividesse in due tipi: quello concreto e quello astratto (anche detto ipotetico-deduttivo). Si pensava che questo secondo tipo di ragionamento si sviluppasse più tardi e si collegasse a un tipo di ragionamento logico che si basa sui concetti matematici. Di conseguenza solo dopo aver studiato le basi della matematica a scuola i bambini potevano accedere anche al ragionamento astratto, mentre prima erano capici solo di ragionamenti concreti.

Nel momento in cui i bambini di quattro anni intervistati dal gruppo di ricerca inglese hanno risposto "Sì, Muffin abbaia" questa teoria è entrata in crisi. Anche le successive ricerche hanno dimostrato che i bambini sono in grado di ragionamenti astratti già da piccoli, quando i problemi sono presentati in un contesto giocoso.

Questo ha condotto gli psicologi a una conclusione (oggi condivisa dalla maggior parte degli scienziati): non esiste una distinzione netta tra ragionamento concreto e astratto. Il pensiero astratto avviene trasformando, attraverso l'immaginazione, il problema astratti in un problema che assomiglia ai casi concreti già incontrati nella propria esperienza. Dunque il ruolo principale è svolto dall'immaginazione, non da concetti matematici di base. Ecco spiegato perché un bambino di quattro anni è perfettamente in grado di compiere un ragionamento ipotetico-deduttivo quando gli risulta chiaro che deve usare l'immaginazione.

Lo ripetiamo: non è vero che serve un processo di scolarizzazione per accedere al pensiero astratto perché anche l'astrazione si sviluppa a partire dall'esperienza. Ecco perché i bambini che non hanno un'adeguata esperienza della realtà (attraverso il gioco libero, la manipolazione degli oggetti, o anche aiutando i genitori a cucinare o a fare l'orto) poi faticano a compiere ragionamenti astratti.

In un'intervista che Peter Gray ha rilasciato a Biella Cresce quest'anno, lo psicologo ci aveva raccontato che i bambini migliorano il ragionamento matematico più durante le vacanze che nei mesi scolastici, secondo quanto è stato osservato in diversi studi. Questo perché durante l'estate hanno più occasioni per mettere in pratica i concetti matematici e di usare il problem solving nella vita quotidiana senza l'intervento dell'adulto (che giudica o suggerisce una soluzione).

Queste scoperte fatte dalla scienza negli ultimi decenni ci suggeriscono di ripensare le attività scolastiche, spingendoci a dare più spazio alla creatività dei bambini nel risolvere i problemi. Ad esempio lasciandoli più liberi di sperimentare strategie diverse senza suggerire la strada migliore per risolvere un problema. Non importa se la strategia che hanno scelto non è la migliore perché la semplice esplorazione delle possibili strade (anche di quelle sbagliate) accende la loro immaginazione e allena la loro capacità di problem solving.

Vogliamo concludere con la risposta che Peter Gray ci aveva dato alla domanda "Qual è il miglior mondo possibile che è in grado di immaginare per il futuro?".

"Credo che il miglior mondo possibile sia un mondo in cui abbiamo davvero fiducia nei bambini".

Abbiate fiducia nei bambini, preparateli alla libertà e lasciateli liberi di provare a risolvere i problemi con la loro immaginazione. Anche i problemi che richiedono il ragionamento astratto.

 

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